#concerto per pazienti
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pier-carlo-universe · 17 days ago
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Armonie in Amicizia: Musica ed Emozioni al Day Hospital Onco-Ematologico di Alessandria
Il 14 novembre 2024, il Coro Unitre Alessandria si esibisce presso l’Ospedale Civile di Alessandria per regalare un momento di serenità a pazienti e famiglie.
Il 14 novembre 2024, il Coro Unitre Alessandria si esibisce presso l’Ospedale Civile di Alessandria per regalare un momento di serenità a pazienti e famiglie. Il Day Hospital Onco-Ematologico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria ospiterà, il 14 novembre 2024 alle ore 17, l’evento musicale “Armonie in Amicizia – Quattro passi tra musica ed emozioni”. Questo speciale concerto, che…
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vividiste · 10 months ago
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Grande Anima ❤
"Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se la malattia mi porgesse, assieme al dolore, degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio… Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota?! Mi sono sentito mancare! Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti ad un pubblico di quindici, venti persone ed ero felicissimo! Oggi… dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a quindici persone. I numeri… non contano! Sembra paradossale detto da qui. Perché ogni individuo, ognuno di noi, ognuno di voi, è unico, irripetibile e a suo modo infinito.
Un altro dono! La gratitudine nei confronti della bellezza del Creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze d'ospedale. 
Un altro dono. La riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. Per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per l'affetto, la forza, l'esempio che ricevo dagli altri pazienti, i guerrieri, così li chiamo. E lo sono anche i loro familiari, e lo sono anche i genitori dei piccoli guerrieri. Quando tutto crolla e resta in piedi solo l'essenziale, il giudizio che riceviamo dall'esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant alla fine della Critica della Ragion Pratica, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c'è qualcosa che permane! Ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo con questo pensiero. Se le cose stanno davvero così, cosa mai sarà un giudizio dall'esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni. Come dissi in quell'ultimo concerto a Vienna, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l'anima.
E Ancora: «Ho due vertebre fratturate, e tremore e formicolio alle dita. Nome tecnico: neuropatia. Proprio io che devo suonare il pianoforte. Ma non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l'anima».
E così fa, Giovanni Allevi. Dopo due anni, rimette le mani sul pianoforte. Ed emoziona l'Ariston. Il brano si intitola Tomorrow. Perché, dice, «domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello. più bello.
Giovanni Allevi🌻
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Milano, attacco hacker all'Asst Rhodenese: ospedali in tilt e interventi rimandati
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Milano, attacco hacker all'Asst Rhodenese: ospedali in tilt e interventi rimandati Mercoledì  notte, la rete informatica dell'ASST Rhodense ha subito un importante attacco informatico che ha coinvolto tutte le sedi (presidi di Garbagnate Milanese, Bollate, Rho e Passirana e servizi territoriali delle aree distrettuali Garbagnatese, Rhodense e Corsichese). La Direzione - fa sapere l'Azienda - di concerto con i tecnici, sta lavorando per verificare la situazione garantendo nel contempo i servizi essenziali. L'ASST ha organizzato in ogni presidio un servizio di accoglienza degli utenti, in modo da informarli e prendere in carico ogni richiesta. È garantita l'erogazione delle prestazioni ambulatoriali già programmate, tranne quelle di medicina nucleare, ad esempio MOC, di radiologia (TAC, Risonanze, Radiografie e Mammografie) e di laboratorio analisi (compresi esami ematici). Sono sospese - aggiunge l'ASST Rhodense - le attività relative a interventi chirurgici non urgenti e quelle di prenotazione presso i CUP, di ricovero programmato e dei Punti Prelievo (i pazienti TAO possono rivolgersi all'accoglienza dei Presidi Ospedalieri di Bollate, Garbagnate e Rho per avere informazioni sulle modalità di esecuzione degli esami necessari per la gestione della terapia). I Pronto Soccorso di Garbagnate e Rho rimangono attivi (è stato sospeso solo l'invio di ambulanze) ma, in caso di urgenza, si consiglia ai cittadini di rivolgersi ad altre strutture. Attualmente non è possibile stimare i tempi di ripristino della rete aziendale e si chiede la collaborazione di tutti, soprattutto in questi primi momenti di riorganizzazione delle attività. Regione Lombardia ha coinvolto i tecnici di Aria che sono intervenuti sul posto ieri  mattinata ed hanno attivato la Task Force regionale di Cyber Security. È stata inoltre informata l'Agenzia di Cybersicurezza Nazionale che sta inviando i propri specialisti. Sono in corso le attività di analisi per comprendere le modalità con le quali si è svolto l'attacco, verificare la disponibilità di backup 'puliti' e la situazione di tutti i singoli sistemi e predisporre un piano di ripristino dei dati, dei servizi e degli applicativi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Ricerca e talento: la storia della Fondazione Maria Gabriella De Matteis
Ha preso il via, con un grande concerto-evento all’Auditorium Vincenzo Vitale del Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino, la storia della Fondazione Maria Gabriella De Matteis ispirata dai valori che la Presidente della De Matteis Food Corporation. È proprio la Fondazione ad essere protagonista della storia di oggi. Fondazione Maria Gabriella De Matteis per la ricerca ed il talento La Fondazione, dedicata a Maria Gabriella De Matteis, si impegna a valorizzare e supportare giovani talentigrazie a borse di studio per la ricerca scientifica e la formazione di musicisti meritevoli. Tutto questo è reso possibile grazie al bando 2024 dedicato alla ricerca oncologica avanzata e la borsa di studio a supporto della carriera di un allievo della Gustav Mahler Jugendorchester. Intervista a Fernando Ricci, Presidente Fondazione Maria Gabriella De Matteis Una fondazione giovane ma con alle spalle già una storia da raccontare tra passato, presente e futuro. Proprio di questo parliamo con Fernando Ricci, Presidente Fondazione Maria Gabriella De Matteis: Come nasce la Fondazione Maria Gabriella De Matteis? Nel dicembre 2022 - dopo aver combattuto un tumore per anni e con tutte le sue forze - mia moglie Maria Gabriella è stata sopraffatta dalla malattia e ci ha lasciato. La sua eredità morale, però, ispira ogni giorno me le mie figlie, Alessandra e Maria Chiara. Proprio insieme a loro ho quindi deciso di creare la Fondazione dedicata a Maria Gabriella, per riuscire a rendere reali i valori in cui ha creduto fortemente e di cui è stata testimone attiva per tutta la sua vita, ovvero - come diceva – riuscire a “plasmare un futuro condiviso dove l’innovazione, la responsabilità e la fluidità disciplinare possano creare un mondo migliore per tutti”.  Qual è la mission della Fondazione? Maria Gabriella credeva che i giovani, la bellezza delle arti e il progresso scientifico fossero i pilastri necessari a ogni cambiamento sostenibile. Come lei, anche noi pensiamo che, per riuscire a costruire un futuro migliore, dobbiamo fidarci e affidarci alle nuove generazioni. Per questo abbiamo deciso di incentrare tutte le attività della Fondazione sulla ricerca e la valorizzazione dei giovani talenti in grado - con i loro percorsi artistici e scientifici - di innovare e restituire alla società le conoscenze acquisite attraverso opportunità di formazione e ricerca. Tutti i nostri progetti e la creazione di tutti i nostri bandi puntano a questo: a cercare di creare un futuro migliore per tutti tramite un dialogo continuo e interdisciplinare tra il mondo della produzione, delle scienze e delle arti. Può descrivere i due comitati che formano la Fondazione? I comitati della Fondazione si dividono in Artistico e Scientifico. Il primo è composto da due musicisti di caratura internazionale - nonché amici miei e di Maria Gabriella - Marco Postinghel e Valérie Gillard. Loro hanno il compito di selezionare i migliori talenti musicali italiani all’interno dell’organico annuale della migliore orchestra giovanile del mondo, la Gustav Mahler Jugendorchester (GMJO) e di sostenerli poi con delle borse di studio nel prosieguo dei loro studi accademici. Il Comitato Scientifico, invece, è coordinato da Giuseppe Curigliano, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università di Milano e direttore della divisione clinica di sviluppo nuovi farmaci presso l’Istituto Europeo di Oncologia. Lui, con il supporto dei Prof. Andrea Ballabio, Silvia Novello, Gabriella Pravettoni e Paolo Marchetti, selezioneranno i migliori progetti di ricerca, e i relativi ricercatori, in grado di dare speranze e maggiori aspettative di vita nel campo dell’oncologia. Parliamo del vostro primo bando di ricerca: a chi è rivolto? Il nostro primo bando dal titolo “Integrazione della biopsia liquida nella gestione di pazienti con tumore solido” è rivolto a tutti i ricercatori under 30 e stanzia 40.000�� per finanziare i migliori progetti di ricerca su questo nuovo strumento diagnostico. La biopsia liquida, infatti, rivoluziona completamente il modo in cui si comprendono e vengono trattati i tumori. Consiste sostanzialmente nell’analizzare il materiale genetico o le cellule tumorali rilasciate nel sangue - o in altri fluidi corporei - per ottenere informazioni sullo stato e sull’evoluzione del tumore, senza dover fare una biopsia tradizionale. I vantaggi sono molteplici: si può monitorare la risposta al trattamento in tempo reale, individuare precocemente la presenza di recidive o metastasi e, allo stesso tempo, identificare eventuali mutazioni genetiche che possono influenzare la scelta del trattamento più efficace. Senza contare che questo innovativo metodo consente una personalizzazione dei trattamenti basata specificatamente sulle caratteristiche specifiche del tumore di ciascun paziente. Quali sono i vostri progetti per il futuro? In campo scientifico, per i prossimi anni, la Fondazione continuerà ad investire le proprie risorse in progetti di ricerca in ambito diagnostico, con particolare attenzione alla biopsia liquida, così da avere a disposizione uno strumento ancora più performante di prevenzione per le patologie oncologiche. In ambito artistico, invece, continueremo sicuramente la nostra collaborazione con la GMJO, per sostenere giovani eccellenze in ambito musicale, ma ci piacerebbe anche aprire il nostro raggio d’azione ad altri ambiti artistici.  Read the full article
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ladyblue1993 · 11 months ago
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Celin Dion: come cambia la vita dopo la scoperta di una malattia
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Non è facile per un’artista del calibro di Celin Dion accettare che la vita ti venga portata via da una malattia così crudele. Eppure nonostante le cure migliori non potrà più esibirsi in pubblico durante un concerto.
La cantante ha da qualche tempo scoperto di soffrire di una sindrome neurologica rara che la sta giorno dopo giorno sempre più debilitando.
La sorella Claudette avrebbe raccontato che cosa stia succedendo all’artista e perchè sarebbe scomparsa dal panorama musicale.
“La sindrome paralizzante della persona rigida”
sarebbe questa la malattia che sta distruggendo la vita a Celin Dion a soli 55 anni e contro cui la cantante sta lottando per sopravvivere.
Subito dopo la scomparsa del marito avrebbero fatto visita a Celin i primi sintomi della malattia, la SPS è una patologia neurologica estremamente rara di cui si conosce pochissimo e per la quale non esistono cure. Da ormai moltissimo tempo Celin sarebbe stata costretta ad abbandonare il palco, suo più caro amico perchè le sarebbe diventato impossibile esibirsi.
Durante l’intervista al sito 7 Jours, la sorella Cloudette avrebbe aggiornato i fan della cantante sullo stato di salute di Celin:
"Sta lavorando duro per tornare sul palco, ma ha perso il controllo dei muscoli. Le corde vocali sono muscoli e anche il cuore è un muscolo", ha spiegato Claudette. La Sindrome paralizzante della persona rigida è una patologia degenerativa, dunque la maggiore preoccupazione va al non facile futuro che aspetta Celine Dion. Le sue condizioni potrebbero quindi aggravarsi ulteriormente. Malgrado il momento di estrema difficoltà, la cantante continua a sperare in un proprio ritorno sul palco. "È vero che sia nei nostri sogni, che nei suoi, l'obiettivo è tornare sul palco. In quale veste non lo so", ha dichiarato la sorella Claudette. "Si tratta di un caso su un milione, gli scienziati non hanno fatto molte ricerche perché non ha colpito così tanti pazienti". All’inizio di questo mese la sorella della cantante non aveva dato speranze ai fan. Malgrado gli sforzi di Céline Dion per reagire e combattere la malattia, i risultati non erano arrivati. "Sta interpellando i migliori ricercatori nel campo di questa malattia rara e si impegna a mantenersi attiva", aveva spiegato la sorella dell'artista a Le Journal de Montréal. "Non si riesce a trovare nessuna medicina che funzioni. Ma noi continuiamo a sperare".
Facciamo i nostri migliori auguri a Celin Dion, che la terra ti sia lieve e che questa malattia trovi al più presto una cura.
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personal-reporter · 1 year ago
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Festival di Narrazione 2023 ad Arzo
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Arzo, un quartiere di Mendrisio alle falde del Monte San Giorgio, sulle sponde del Lago di Como, è famoso per le cave di marmo e per il Festival Internazionale di Narrazione che, per la XXIII edizione, porterà nella zona spettacoli, incontri, momenti musicali e tanto altro: da giovedì 17  a domenica 20 agosto. “Vedersi di fronte” è il motto di questa edizione, per conoscersi, riconoscersi, interrogarsi e aprire spazio al confronto. Per quanto gli spettacoli per il pubblico adulto, Karakorum Teatro presenta lo spettacolo Vasi comunicanti nell’originale drammaturgia di Marco Di Stefano, sulle storie raccolte sul confine tra Italia e Svizzera. Si prosegue con 80 centesimi di e con Pietro De Nova: che parla di aspettative e sogni, di un pallone da inseguire e di come la linea tra successo e fallimento sia sottile, che nasce dall’esperienza di pendolare dell’autore, per alcuni anni di passaggio nella stazione di Rogoredo. Il desiderio di avvicinarsi è all’origine dello spettacolo Gli Altri – Indagine sui nuovissimi mostri della compagnia bolognese Kepler-452, di e con Nicola Borghesi:, che indaga l’identità degli hater, gli autori di commenti pieni di odio e violenza, che sempre più popolano il web. La compagnia Frosini/Timpano sarà in scena al festival con due spettacoli Gli Sposi, sulla storia di Nicolae Ceausescu ed Elena Petrescu, la coppia che ha messo la Romania in ginocchio per oltre vent’anni,  e Carne sul mondo del cibo narratto attraverso il dialogo di due personaggi, uno vegetariano e uno carnivoro. Come ogni anno, non mancheranno momenti di energia e puro ritmo, ad esempio i musicisti europei e latinoamericani di La Combi animeranno, con una musica che combina cumbia, milonga e altri ritmi popolari, le giornate di festival con intermezzi e con un concerto, Giuseppe Semeraro, torna al festival con Mio nonno e il mulo” ispirato al racconto di Vasilij Grossman: che ripercorre le vicende della guerra, per diventare un canto sui piccoli gesti di cura, mentre l’attrice svizzera Piera Gianotti Rosenberg, in Genealogie caprine, racconta le peripezie, la malattia e la morte di un gregge di capre piuttosto particolare. Se il teatro è una finestra sul mondo, spesso la collaborazione con i mondi diventa fondamentale, come in Home sweet home di Roberto Capaldo,  una riflessione sulla casa che nasce da una ricerca con, tra gli altri, migranti, senza fissa dimora e pazienti in lungo degenza. Da laboratori e da consulenze, si sviluppa l’idea di Storia di un No, uno spettacolo della compagnia Arione de Falco che affronta le problematiche legate all’educazione sentimentale negli adolescenti. Infine al festival non mancherà la profonda leggerezza del lavoro dei Giullari di Gulliver, che proporranno due spettacoli alla Casa Fossati di Meride, i Canfabula saranno in scena con Il giovane gigante mentre il Collettivo Minimo con Biancaneve allo sbaraglio. Read the full article
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Rocco Hunt canta per i piccoli pazienti dell'ospedale Santobono
Un duetto con la piccola Sharon, attaccata alla flebo. Una canzone tutta per Daniele. E poi ancora selfie, cori. Rocco Hunt entra nelle stanze del dipartimento di oncoematologia dell’ospedale Santobono di Napoli e, almeno per qualche ora, trasforma in un ‘juorno buono’ le lunghe giornate di terapie e di dolore dei piccoli pazienti.     Una sorta di concerto a misura dei piccoli del…
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matto77 · 2 years ago
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L’EVAPORAZIONE DELLA POLITICA
Il discredito che ha colpito l’arte della politica è sotto gli occhi di tutti e trova una delle sue ragioni più evidenti nel comportamento dei politici corrotti. Ma esiste una ragione ancora più profonda della sua perdita di prestigio: il nostro tempo è allergico a tutto ciò che impone qualunque differimento alla soddisfazione della pulsione. Il suo vento è profondamente anti-istituzionale perché le istituzioni sono colpevoli di imporre un limite al principio cinico dell’appagamento immediato che sembra governare le nostre vite. La politica come difficile arte della mediazione di interessi differenti e conflittuali per il bene comune della vita della polis appare sempre più come un intralcio fastidioso alla realizzazione del programma della pulsione che esige il suo soddisfacimento senza differimenti. Di qui - più profondamente che non a causa della sua corruzione – il discredito diffuso che colpisce l’arte della politica. Nondimeno è proprio la sua vocazione al confronto con la pluralità dei protagonisti della vita della città e della loro necessaria mediazione che la rendeva già agli occhi di Aristotele un’arte superiore a tutte le altre. Questo significa che la vita della città non scaturisce dalla spinta affermativa di interessi particolare che diventano egemoni ma dal concerto della loro pluralità.
Senza la faticosa opera di mediazione alla quale l’arte della politica è votata, la vita della città sarebbe facilmente preda della demagogia populista o della tentazione autoritaria. Mentre la seconda elimina le ragioni della politica con il ricorso al potere sovrano del padre-padrone, della prima, oggi di grande e malaugurata attualità, Platone fornisce un ritratto efficace quando equipara il politico degno di questo nome a un medico che si preoccupa della salute di bambini malati (la città) prescrivendo a essi le giuste diete e i giusti rimedi nonostante possano nell’immediato risultare difficili da digerire e paragona il demagogo-populista a colui che, anziché seguire la linea difficile e severa della cura, ammalia i suoi piccoli pazienti offrendo loro i dolci più prelibati. L’immagine di Platone è lucidissima nell’isolare la scaltrezza del demagogo, la quale consiste nel dare al popolo quello che il popolo chiede senza preoccuparsi del destino della città. Tutto il suo operare è asservito all’ottenimento del più largo consenso a qualunque costo. È l’essenza propriamente antipolitica del populismo che comporta, tra gli altri effetti, una disgregazione falsamente libertaria del concerto di rappresentanza. Il politico dovrebbe essere soppresso dal popolo, o, se si preferisce, dovrebbe coincidere con il popolo stesso in una simbiosi che, in realtà, ha storicamente sempre generato solo mostri. È il sogno sbandierato qualche tempo fa da un movimento populista nostrano: ottenere il 100 per cento del consenso parlamentare per realizzare l’identificazione integrale dei cittadini con lo Stato. Non deve sfuggire il carattere seduttivo e profondamente incestuoso di questa ambizione: ogni differenza deve essere annullata, ogni dissenso appianato, ogni cultura particolare estinta nel nome di una coincidenza assoluta tra il Bene e il Popolo. LA difficile e faticosa arte dell’integrazione di cui si incarica l’arte della politica deve lasciare il posto a una fusione di interessi che vorrebbe liquidarla come un tabù da dimenticare. I Partiti sono una casta che il capo carismatico di quel movimento ha una volta definito senza mezzi termini come “letame”.
L’antipolitica cavalca l’illusione populista di identificare il Popolo con il Bene contro la politica come difficile pratica della mediazione dei conflitti. Il conflitto politico in quanto tale viene infatti sostituito dalla lotta tra il Bene (il popolo) e il Male (la politica e i politici) senza rendersi conto chela demonizzazione della politica coincide fatalmente con il collasso della vita stessa della città. Il populismo odia la sfumatura, l’analisi sottile, la complessità, la contraddittorietà, gli intellettuali, il pensiero critico, il disordine che fatalmente accompagna la vita della città. La sua inclinazione paranoica si sposa così con una idealizzazione infantile di se stessa che esclude il disagio inevitabile che comporta il confronto con il dissenso sia interno che esterno.
In un recente libro intervista titolato Corpo e anima, curato da Christian Raimo, Luigi Manconi, ex leader di Lotta continua, protagonista dei Verdi in Italia e attualmente senatore per il Pd, prova a restituire finalmente, nel tempo imperante dell’antipolitica, la giusta dignità all’arte della “politica” ripensandola “dai piedi”, ovvero sottraendola alle chimere totalitarie degli universali: la politica non si occupa dell’Uomo, del Popolo, della Storia, ma solo di nomi propri, di persone in carne e ossa, di vite reali, plurali, soprattutto di quelle che appaiono ai margini della vita sociale. Dal vertice di questa allergia verso l’universalismo, Manconi propone una definizione lucida e assai precisa della politica come “governo del disordine”, come sforzo per “trovare un posto al disordine”. È l’esatto contrario del sogno paranoico-populista dell’affermazione assoluta del Bene contro il Male, No si tratta né di imporre l’Ordine (tentazione autoritaria), né di annullare la rappresentanza (tentazione populista), ma di prendere atto che anche la vita della polis implica necessariamente il disordine della vita: “intrecci, innesti e contaminazioni e non un’autarchica sistemazione di tratti originari esclusivi ed escludenti”.
L'evaporazione della politica - I tabù del mondo, Massimo Recalcati
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corallorosso · 4 years ago
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Dopo un anno di pandemia, l’incubo continua Un anno fa pensavo che dopo un anno avrei guardato questa pandemia con occhi diversi. Che avremmo dovuto pazientare solo un anno e poi tutto sarebbe davvero andato bene. Che sarebbe bastato un anno per scrollarci di dosso la tristezza e quella sensazione di smarrimento. Che un anno sarebbe stato più che sufficiente per curare questo mondo malato. Che dopo un anno non avremmo più sentito la parola lockdown, se non riferita ad un racconto vecchio di un anno. Che in un anno saremmo stati in grado di riprendere a vivere le nostre vite, distratte e ordinarie e che, in fondo, questa sofferenza condivisa ci avrebbe reso persone migliori. Che dopo un anno saremmo tornati a guardare un film al cinema, uno spettacolo a teatro e che saremmo andati a quel concerto prenotato un anno prima. Che sarebbe bastato un anno per lenire il dolore di tante morti, per metabolizzare il terrore provato, per superare tutto. In fondo, “le pandemie ci sono sempre state, tutto passa” e nel frattempo una società frana sotto il peso delle chiusure forzate, degli ospedali pieni di malati, delle scuole che non sono più scuole, delle attività che muoiono, del virus che muta. Un anno fa tutto questo sembrava solo parte di un incubo che in un anno sarebbe passato. E invece eccoci qua. Rewind, riavvolgi il nastro e torna l’incertezza e lo sconforto. I bambini hanno imparato a portare la mascherina e a disinfettarsi le mani di continuo, ma hanno disimparato a stare in compagnia, a condividere, a fare ricreazione tutti insieme e a tremare per l’interrogazione davanti alla lavagna. Noi adulti siamo stati pazienti, ligi, impauriti, speranzosi, poi indisciplinati, poi no-mask, no-vax, negazionisti e vergognosamente egoisti. Poi abbiamo imparato a fare il pane a casa, a cantare sui balconi, a lavorare in smart working e ci siamo abituati a parlare di Covid ogni singolo minuto della giornata. Un anno fa non avremmo mai pensato di dover convivere con tutto questo. Ma piano piano, col passare dei giorni, delle settimane, dei mesi, abbiamo capito che un anno non sarebbe bastato. Abbiamo interiorizzato questa pandemia, abbiamo smesso di considerare tutto questo semplicemente surreale e abbiamo cominciato a considerarlo molto più reale di ciò che avevamo prima. Perché c’era un prima, ma il problema è che per ora non c’è un dopo, semmai un durante. Infinito e sfiancante. Dopo un anno siamo ancora fermi sui nostri divani, davanti ai nostri computer accesi sul mondo, connessi a tutto e a niente, soli coi nostri demoni. Abbiamo imparato a non sperare troppo, a non sognare troppo, a non fidarci troppo, a non crederci troppo per il timore di essere delusi. Abbiamo imparato ad accettare questo virus, a considerarlo parte della nostra nuova normalità, seppur stanchi ed esasperati. Così abbiamo ceduto agli assembramenti nel weekend e agli aperitivi alle quattro del pomeriggio, alle festicciole in casa di amici e alle file davanti Primark. Abbiamo superato la rabbia e la speranza con l’apatia e la rassegnazione. Abbiamo cominciato a pensare che “tanto prima o poi tocca a tutti”. Dopo un anno c’è il vaccino, ma non basta ad evitare un’altra chiusura. È l’unica arma, ma non basta per vincere la guerra. Almeno non per ora. Forse tra un anno. Francesca Petretto
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pedrop61 · 3 years ago
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SULLA LETTERA DI CACCIARI E AGAMBEN
La lettera aperta congiunta di Massimo Cacciari e Giorgio Agamben sul Green Pass (vedi testo nei commenti) ha ricevuto, come prevedibile, un’accoglienza esplosiva. Uno dopo l’altro si sono attivate sulla stampa una serie di firme, più o meno note, per spiegare:
che “le discriminazioni sono ben altre” (Di Cesare, Repubblica),
che “la vita non viene forse prima della democrazia, non viene forse prima di tutto?” (D’Alessandro, Huffingtonpost),
che “il green pass è come la patente o il porto d’armi, che nessuno contesta” (Flores D’Arcais, MicroMega),
che “Cacciari e Agamben non hanno le competenze, lascino fare a chi le ha” (Gramellini, Corriere), ecc. ecc.
Ora, personalmente non credo di essere stato una volta in vita mia d’accordo con Agamben, e dunque ero restio finanche a leggere la lettera, però a fronte di tale qualificata batteria di fucilieri non ho potuto esimermi.
Ciò che ho trovato, e che nel mio piccolo voglio brevemente commentare, è un testo con molti difetti, ma certamente non liquidabile con gli argomenti che ho visto in giro.
Il testo, comparso sul sito dell'Istituto italiano per gli studi filosofici, presenta un’argomentazione molto breve, con un difetto strutturale: essa parte come un argomento “di principio” e “di valore simbolico” circa la minaccia alla vita democratica, prosegue con considerazioni di ordine pragmatico sullo stato della sicurezza dei vaccini e sulla mancanza di una prospettiva (“Dovremo dunque stare col pass fino a quando?), e chiude di nuovo su note di principio.
Per finalità di impatto giornalistico questa forma argomentativa è forse ottimale, proprio perché tocca vari tasti dolenti in poche righe, però in termini filosofici è abbastanza insoddisfacente, per la poca chiarezza dei nessi tra le parti.
Se ci si vuole concentrare sui dettagli si possono trovare diversi punti emendabili, ma credo che in generale sia meglio operare la critica, se critica dev’essere, dopo aver tentato una lettura ‘caritatevole’, che si sforzi di capire la sostanza.
(In ogni caso, trovo insopportabile quel tipo di critica che si limita alle battute benpensanti condite di sufficienza, alle alzate di sopracciglia complici, come se si fosse di fronte a giudizi già pacifici “tra noi alfieri del bene”.)
Quanto all’incipit “di principio” della lettera, diffido sempre di quella tipologia di argomenti, di cui Agamben è un esimio rappresentante, che volano alti, iperborei, su questioni di principio, pensando di poter applicare principi generalissimi alla realtà concreta senza incardinarli nella realtà. Questo tipo di argomenti ha un’elevata tendenza a creare una “isteria simbolica” (i cui esiti troviamo ben rappresentati nelle odierne istanze del ‘politicamente corretto’).
Non credo che nessun argomento in generale che ipostatizzi “la libertà”, “la democrazia”, “i diritti umani”, ecc. sia credibile se non si preoccupa dei dettagli dell’applicazione in contesto. Non esiste da nessuna parte, per dire, la “libertà” in sé e per sé, disincarnata, da preservare da ogni offesa.
Nella lettera questo passaggio applicativo, questa discesa nel concreto non è particolarmente chiara. Essa si intravede solo nel passaggio in cui i due osservano il rischio che “il vaccino si trasformi in una sorta di simbolo politico-religioso.”
Qui credo si sia nei pressi di un punto cruciale, la cui spiegazione nella lettera mi pare oscura, e che provo perciò a spiegare a mia volta come segue.
Il Green Pass non rappresenta un problema per la sua natura intrinseca di limitazione sanitaria ad alcuni gruppi.
Di principio questo tipo di soluzioni possono essere accettabili, se la situazione lo richiede, nella misura in cui lo richiede.
Il problema è qui rappresentato invece da un dissidio tra una situazione reale che non mostra particolari criticità, nonostante la comparsa della variante delta, e una pressione propagandistica e moralistica terrificante da parte dell’intero establishment, che si lancia in una predica battente sulla doverosità di vaccinarsi-e-far-vaccinare chiunque e comunque.
Questa “moralistic suasion”, proprio perché alimentata dal 100% dei media e dal 90% della classe politica di governo, ha un impatto spaventoso sull’opinione pubblica.
Dopo aver costruito una categoria di soggetti non vaccinati (o magari vaccinati, ma dubbiosi) come No Vax subumani, dopo averli dipinti come traditori della patria nello sforzo bellico contro il virus, dopo aver etichettato i dubbiosi come portatori di morte, i frutti nell’opinione pubblica non tardano ad essere raccolti.
Questi toni di moralismo apocalittico sono alla base di una scarica di odio virulento che si percepisce sui social media ogni giorno, dove trovi l’infermiera che minaccia di farla pagare ai pazienti non vaccinati, il virologo che parla dei non vaccinati come sorci da cacciare, gli auguri del medico agli stessi di avere un lutto in famiglia, e poi l'infinita serie scomposta di figuri che augurano malattia e morte.
Ecco, se vediamo la questione del Green Pass non nel suo generale ‘significato simbolico’, ma nella concretezza del modo in cui lo si sta applicando qui ed ora, c’è davvero da preoccuparsi.
Quando il potere costituito scatena le sue forze in campagne moralistiche ed aggressive contro una parte della popolazione che sta agendo nel rispetto della legge, e che sta esercitando la propria legittima libertà (e magari anche con buone ragioni), qui siamo arrivati ad una soglia davvero pericolosa.
Il fatto stesso che il Green Pass sia stato concepito dall’inizio come un modo di ottenere in modo obliquo una sorta di obbligo vaccinale, senza assumersene la responsabilità, ha spinto a premere sul tasto morale, e così facendo ha creato una classe di cittadini che pur legalmente tollerati sono giudicati come ‘impuri’, e su cui è legittimo, anzi consigliato, esercitare il proprio disprezzo. Qui, proprio qui, gli esempi storici delle peggiori autocrazie del ventesimo secolo dovrebbero averci insegnato qualcosa.
La strada che sarebbe stata da prendere, ma che il governo si è dimostrato incapace di prendere, è quella di una valutazione calibrata dei mezzi e dei fini, senza ergersi a giudice morale.
In una valutazione mirata della proporzionalità dei mezzi ai fini ogni immagine bellica di “distruzione del virus”, ed ogni suggestione irenica di “salvare ogni vita” dovevano essere lasciate da parte. Non saremo mai – allo stato delle conoscenze - nelle condizioni di eradicare il virus a colpi di vaccinazione, e non saremo mai nelle condizioni di salvare ogni vita, di ogni individuo.
Porsi obiettivi impossibili è pericoloso perché legittima la richiesta di uno sforzo infinito (e questa è sì un’istanza autoritaria), e crea le condizioni per una frustrazione infinita (con conseguente rabbia crescente).
Esigere il Green Pass da teenager per andare in palestra, o dallo spettatore di un concerto all’aperto, o dall’elettorato passivo per candidarsi, ecc. sono tecnicamente degli abusi, perché iniziative prive di motivazioni sanitarie credibili.
Sono prive di motivazioni sanitarie credibili perché ci sono già tutte le condizioni perché quegli atti non inneschino alcuna crisi sanitaria.
D’altro canto il carattere di abuso arbitrario è ribadito dal fatto che simultaneamente un anziano frequentatore di una chiesa o del parlamento ne sono esentati.
Tutto ciò serve solo a creare una situazione che invece di giocare con le carte democratiche dell’argomento, del pluralismo, della buona informazione, sceglie la scorciatoia autoritaria della propaganda, della distorsione, della demonizzazione.
Post Scriptum.
Siccome non sono mancati tra i critici della lettera alcuni che hanno sollevato obiezioni a un punto che anch'io sostengo da tempo, e che ha un rilievo nella valutazione costi-benefici, ovvero il fatto che gli attuali vaccini anti-Covid hanno ancora un carattere sperimentale, credo sia opportuno riportare per intero in coda un passaggio di un contratto di fornitura Pfizer (l'unico contratto che finora abbia rotto il muro della pubblica secretazione).
<<5.5 Purchaser Acknowledgement.
Purchaser acknowledges that the Vaccine and materials related to the Vaccine, and their components and constituent materials are being rapidly developed due to the emergency circumstances of the COVID-19 pandemic and will continue to be studied after provision of the Vaccine to Purchaser under this Agreement. Purchaser further acknowledges that the long-term effects and efficacy of the Vaccine are not currently known and that there may be adverse effects of the Vaccine that are not currently known.>>
(<<L'acquirente riconosce che il vaccino e i materiali relativi al vaccino e i loro componenti e materiali costitutivi vengono sviluppati rapidamente a causa delle circostanze di emergenza della pandemia di COVID-19 e continueranno a essere studiati dopo la fornitura del vaccino all'acquirente ai sensi del presente accordo. L'acquirente riconosce inoltre che gli effetti a lungo termine e l'efficacia del vaccino non sono attualmente noti e che potrebbero esserci effetti negativi del vaccino che non sono attualmente noti.>>)
Spero che ciò metta un punto fermo alla discussione."
(A.Zock)
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psicologamilano · 4 years ago
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Ma che meraviglia questo passaggio nel testo della nuova canzone di @franchino126 e @calcutta_foto_di
Parole importanti per tutti coloro che si trovano in un momento difficile della loro vita. Bloccati, impauriti, doloranti, come spesso lo sono i pazienti che arrivano da me e anche io,come fanno queste parole, cerco di far capire loro che può esserci un'opportunità anche nel momento più buio e che magari sono arrivati a stare così male proprio per darsi la chance, finalmente, di iniziare a stare bene sul serio.
#psycholyrics
#franco126 #calcutta #bluejeans #canzoniitaliane #italianinelmondo #canzoniperlanima #radiodeejay #canzoniperlamente #rds #radiozeta #radiolatteemiele #radioitalialive #psicologamilano #psicologiaitalia #psicoterapia #psicoanalisi #artistiuniti #musicaitaliana #musicadalvivo #concerto #sweetbutpsychologist #therapyinfluencer
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asmaagacem · 2 years ago
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Asmaa Gacem: Non Perdere I Miei Articoli Informativi
Questi sono alcuni dei miei articoli pubblicati, dove illustrerò la realtà in diversi settori, turismo, salute, ecc.
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Asmaa Gacem: “Numeri critici ma il turismo tornerà ad essere il settore di punta italiano”
Con Asmaa Gacem, Vicepresidente nazionale di CNA Turismo e Commercio con delega alle città d’arte, arrivati a metà anno e a ridosso delle festività di Pasqua, si torna a fare i conti con i numeri del turismo in Italia.
Il settore, fortemente colpito dalla pandemia, sta lentamente tentando la risalita, ma l’invasione russa in Ucraina ha influito in maniera negativa sulla sua ripresa. Il rincaro dei costi del carburante da un lato, e il timore diffuso per la guerra dall’altro, incidono sulle scelte degli italiani.
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RSA aperte e chiuse, Asmaa Gacem: “Tutelare senza sottovalutare l’aspetto psicologico di pazienti e familiari”
A oltre due anni dall’inizio della pandemia di Covid, pare ci sia ancora molto da imparare sul tema della gestione delle emergenze.
Come afferma Asmaa Gacem, amministratore unico di Fastpol Srl, azienda che gestisce Le residenze del Benessere, un complesso di RSA in Toscana: “Tanto sul piano umano, quanto su quello sanitario, le novità imposte dal nuovo assetto dettato dalla straordinarietà della situazione sembrano aver cambiato le regole del gioco”.
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Asmaa Gacem: tenere fuori gli alberghi dal Superbonus può essere controproducente per il turismo
La misura istituita dal Governo è nato per aiutare il settore edilizio e dare ai cittadini la possibilità di potenziare le proprie abitazioni in termini di efficienza e sicurezza, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, che si occupa della parte creditizia.
Diverse le modifiche apportate alle prime bozze di decreto poi trasformato in legge, a partire dalle tipologie di immobili considerate all’interno del testo. Oltre a condomini e case unifamiliari, infatti, si sono progressivamente andate ad inglobare anche le case dello IACP, le cooperative, le Onlus, le cooperative sociali e di volontariato e le associazioni e organizzazioni sportive e dilettantistiche, nonché ospizi, case di cura e RSA con o senza scopo di lucro.
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Asmaa Gacem, a giugno Italia destinazione preferita in Europa: +324% presenze rispetto al 2021
La stagione estiva è iniziata con tutte le aspettative del caso, producendo numeri ben al di sopra delle previsioni.
“I dati sulle vacanze pasquali e i ponti successivi lasciavano ben sperare in una ripresa dell’intero settore turistico. Tuttavia nessuno aveva l'ardire di pensare che ci saremmo avvicinati ai numeri pre-pandemia”, commenta Asmaa Gacem, vicepresidente nazionale del CNA Turismo e Commercio, con delega alle città d’arte.
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Asmaa Gacem: “Riparte il mercato immobiliare alberghiero in Europa, grande opportunità per l’Italia”
È con Asmaa Gacem, vicepresidente nazionale di CNA Turismo e Commercio con delega alle città d’arte, che andiamo ad analizzare il mercato immobiliare alberghiero in Italia ed in Europa.
“C’è subito da dire che il mercato immobiliare alberghiero europeo, stando agli ultimi dati, ha chiuso il 2021 con un fatturato di 21,2 miliardi di euro”, spiega Asmaa Gacem, “e si prevede un rialzo a 26,6 miliardi per l’anno 2022”. Nonostante i venti di guerra, nonostante il duro colpo inflitto al settore a causa dell’ondata da Covid19, si conferma un trend al rialzo di 3,1 miliardi di euro netti rispetto al 2022.
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Il settore alberghiero alle prese con le bollette, Asmaa Gacem: “Per molti potrebbe essere una mazzata”
La sfida, non è dunque da poco. “La bolletta elettrica”, incalza Asmaa Gacem, “degli alberghi italiani ha raggiunto il livello record di 3,8 miliardi di euro, con un costo medio annuo, sempre secondo le stime di Confcommercio che si aggira attorno ai 120 mila euro per ciascuna struttura”.
L’allarme lanciato da Asmaa Gacem, si muove quasi di concerto alle stime realizzate dalla Federalberghi italiana che già da mese esprime sincera preoccupazione per quanto potrebbe accadere con la stagione invernale e la bolletta per il riscaldamento.
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lamilanomagazine · 11 months ago
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"Luci e suoni di Napoli" quattro giorni di eventi per il Capodanno
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"Luci e suoni di Napoli" quattro giorni di eventi per il Capodanno Dopo il successo dello scorso anno, torna il Capodanno a Napoli con l'evento "Luci e suoni di Napoli...", una grande festa e tante iniziative dedicate ai napoletani e ai numerosi turisti presenti in città per un fine anno 2023 ed inizio anno 2024 all'insegna della musica, dell'arte e dello spettacolo. Sarà una quattro giorni ricca di eventi, dal 29 dicembre al 1° gennaio che, nel solco del progetto 'Napoli Città della Musica', strizza l'occhio alle nuove e meno giovani generazioni, con una programmazione tesa a valorizzare differenti generi di intrattenimento, in particolare musicale. Le iniziative che accompagneranno l'arrivo del nuovo anno confermano quella visione inclusiva e policentrica di città che l'Amministrazione comunale si è impegnata a realizzare, valorizzando in primo luogo i giovani ed esaltando le diverse espressioni d'arte. Gli Eventi Ad aprire il calendario degli appuntamenti, venerdì 29 dicembre, saranno due momenti di solidarietà: il primo con il maestro Carlo Morelli che porterà La musica in carcere con la band in concerto per i detenuti di Poggioreale, il secondo dedicato ai piccoli pazienti del Santobono che nel pomeriggio (ore 15,00) riceveranno la visita del sindaco Gaetano Manfredi accompagnato dagli artisti Lele Blade, Lda, Francesco Cicchella e Peppe Iodice. Sabato 30 dicembre Capodanno dei Bambini al Maschio Angioino: dalle 10 alle 20 il castello si trasformerà in un luogo fatato per i più piccoli con giochi, spettacoli ed intrattenimento. In Piazza Plebiscito, a partire dalle 20, protagonista sarà la musica urban e rap con diversi artisti della scena napoletana e non solo. La serata sarà aperta dai vincitori del contest "Giovani promesse di città della Musica" selezionati da una giuria d'eccezione composta da Geolier, Luchè e Chiummariello. Si esibiranno, poi, Plug, Lele Blade, MV Killa, Yung Snapp, Niko Beatz, Enzo Dong, NTO, Coco, LDA, Vale Lambo, Andrea Settembre e, in chiusura del concerto, la signora del rap italiano Rose Villain, tra i protagonisti del prossimo Sanremo. Domenica 31 dicembre, Grande spettacolo in Piazza Plebiscito in attesa del brindisi di mezzanotte con la partecipazione di tanti artisti, comici e cantanti. A partire dalle 21, sul palco, saliranno Enzo Avitabile e i Bottari, The Kolors, Francesco Cicchella, Arisa e Jimmy Sax, in una serata condotta da Peppe Iodice, Francesco Mastandrea, Francesco Procopio e Daniele Decibel Bellini. Insieme a loro scalderanno il pubblico anche altri grandi protagonisti del mondo dello spettacolo come Gabriele Esposito, Erminio Sinni e Ciro Giustiniani. Si esibiranno sul palco anche i vincitori di un contest per giovani comici emergenti. 31 dicembre 2023, dalle 23.30 alle 06:00 'Napoli cambia traccia': Alla Colonna Spezzata in Piazza Vittoria il nuovo anno sarà celebrato con HISTORY 90+, irresistibile format lanciato da Drop e dedicato ai favolosi 90's con l'inconfondibile radio style di DJ Cerchietto e con i dj set di Danilo De Santo e Irene Ferrara, seguiti in battuta dal vocalist Goldie Voice. Sul palco alla Rotonda Diaz il dancefloor sarà invece animato dalla new generation della club culture partenopea in collaborazione con i collettivi musicali Drop, Soul Express e Bang! e con i protagonisti della Nu Disco e del Nu Funk made in Naples tra i quali Marvin&Guy, Pellegrino, Fantasie Safari, Mario Bianco& Gabriele Del Prete, Vincenzo Curcio B2B Mugman e Valerio Viglione, tutti dj e produttori musicali del territorio metro-napoletano che si stanno facendo attori di una rivoluzione musicale che "suona" anche in molti club mondiali. Lunedì 1 gennaio Alla Colonna Spezzata dalle ore 16:00 alle 20,00 NAPOLI JAM SESSION Concerto/evento a cura di Max Jovine, bassista dei 99 Posse, che unisce circa trenta autori, artisti e musicisti della nuova scena musicale napoletana: a partire dalle 16.00 del 1° gennaio 2024, una originale e trasversale miscela musicale fonderà i ritmi, i sound e diversi linguaggi prodotti negli ultimi anni all'ombra del Vesuvio. Dalla band del collettivo N'Arte a quella del maestro Giuseppe Spinelli che accompagnerà le esibizioni live dei quindici special guest: 1. Andrea Tartaglia; 2. Balbusea; 3. Veronica Simioli; 4. Antonio Marino; 5. Collettivo N'Arte; 6. Dario Sansone; 7. Francesco Di Bella; 8. Greg Rega; 9. Helen Tesfazghi; 10. Jovine; 11. Peppoh; 12. Simona Boo; 13. Zulù; 14. Fabiana Martone; 15. Vesuviano. Basilica di San Domenico Maggiore, alle ore 18,00, il nuovo anno si aprirà con il tradizionale concerto di musica classica omaggio al Maestro Roberto De Simone 'Natale a Napoli alla Corte di Carlo di Borbone'. L'orchestra La Nuova Polifonia, diretta da Alessandro De Simone, ed il coro Ensemble Vocale di Napoli eseguiranno il Mottetto natalizio Quem vidistis pastores? riportato alla luce dal Maestro Roberto De Simone. Un momento musicale natalizio al quale Napoli, nella splendida cornice di San Domenico Maggiore, non ha mai rinunciato sin dal 1737 ed un evento importante non solo per la promozione delle tradizioni locali, ma soprattutto per la storia della musica e della cultura Europea. "La programmazione di eventi che accompagnerà cittadini e turisti all'arrivo del nuovo anno si annuncia vasta e variegata con concerti e spettacoli adatti al pubblico di ogni età - ha dichiarato il sindaco Gaetano Manfredi - L'esperimento dello scorso anno ha avuto successo e lo abbiamo confermato come format, Capodanno a Napoli sarà tanta buona musica, ma anche occasione per esprimere solidarietà e per valorizzare l'arte ed i talenti giovani del territorio. Come Amministrazione stiamo rilanciando una visione di città inclusiva e che sia all'altezza dello straordinario afflusso turistico che stiamo vivendo, in questa direzione continueremo con il progetto avviato da 'Napoli Città della Musica' affinchè l'arte attraverso la musica contribuisca allo sviluppo di una comunità consapevole che sappia custodire la tradizione guardando al futuro". "Dopo lo straordinario successo del 2022/23, una seconda edizione sempre nel segno della musica e del progetto "Napoli Città della Musica" – ha spiegato il delegato del Sindaco per l'industria musicale e l'audiovisivo Ferdinando Tozzi - Quest'anno abbiamo puntato, in tempi non sospetti, su Rose Villain e The Kolors... due big di Sanremo 2024 che si esibiranno a Napoli nella notte di Capodanno dedicata ai cittadini e ai tanti turisti, così come su Geolier, altro big di Sanremo inserito nella giuria del contest dei giovani musicisti. Ma il programma vuole rivolgere la massima attenzione a tutti, in modo trasversale, dai bimbi ai giovani ai meno giovani, ai meno fortunati, perché Capodanno è la festa di tutti. Poi c'è l'intenzione di valorizzare i nostri talenti, con ben 3 contest come "Napoli e' mille colori" e tante diverse espressioni di intrattenimento, di generi musicali (dalla urban al Maestro De Simone) e di comicità. Insomma una grande festa popolare e di tradizione, ma che guarda alle future generazioni e si apre alla contaminazione culturale".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Dl Campi Flegrei: cosa prevede il piano sicurezza
Approvato dal Consiglio dei Ministri il dl Campi Flegrei. Il piano di sicurezza prende in considerazione due aspetti fondamentali: la prevenzione del rischio sismico e la capacità di affrontare l'emergenza vera e propria. Prevede, infatti, alcune azioni di monitoraggio del rischio sismico nella zona interessata e un piano di evacuazione per la popolazione locale. Per la gestione di questa emergenza non sarà nominato alcun commissario. Per l'attuazione del decreto, il Cdm ha stanziato 52,2 milioni di euro. Dl Campi Flegrei: come si articola il piano Il decreto con le misure da adottare per fronteggiare l'emergenza sismica nella zona flegrea si articola in quattro punti che ruotano intorno all'analisi del rischio sismico nelle zone interessate dal bradisismo che sono state edificate. Nello specifico il piano prevede: - uno studio di microzonazione sismica - l'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia pubblica - l'analisi della vulnerabilità sismica dell'edilizia privata - l'intensificazione del monitoraggio sismico e delle strutture I fondi stanziati dal governo per il decreto potranno essere utilizzati anche per assumere personale tecnico. Le amministrazioni locali potranno stringere accordi operativi con soggetti esterni. Il piano di evacuazione Oltre a misure preventive, la bozza del decreto, all'art. 3, prevede anche l'elaborazione di un piano di evacuazione. Tale piano dovrà essere pronto entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto. Sarà elaborato di concerto con Regione Campania, Prefettura di Napoli e tutti gli enti territoriali di competenza. A sostegno del piano di evacuazione saranno messe in campo altre azioni tra le quali: - sarà apposta adeguata segnaletica approntata dalla Protezione civile - sarà organizzata una grossa operazione di comunicazione che coinvolgerà soprattutto le scuole e giornalisti grazie anche alla distribuzione di un milione di opuscoli - saranno effettuati appositi test attraverso esercitazioni, ovvero prove di evacuazione, coordinate dalla Protezione civile. Il piano di comunicazione rivolto alla popolazione dovrà essere approvato entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del decreto. La comunicazione dovrà concentrarsi su diversi punti: informerà la popolazione locale sul potenziamento e sullo sviluppo di iniziative già avviate nella zona sull'avvio di nuove. Potrà prevedere la creazione di ulteriori iniziative per portare a conoscenza i rischi legati al fenomeno del bradisismo e alle buone pratiche da seguire. A questo scopo si potranno organizzare iniziative nelle scuole, incontri periodici con la popolazione, sessioni di formazione per i giornalisti che operano nell'area. Dal canto suo la Regione Campania, entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto, coordinerà le attività volte a individuare le criticità da superare per assicurare la funzionalità delle infrastrutture di trasporto e degli altri servizi essenziali. Tale attività sarà condotta in raccordo con i comuni interessati. Sarà inoltre potenziato il sistema di Protezione civile e saranno allestite strutture per l'eventuale accoglienza della popolazione. Prime prove di evacuazione Intanto in queste ore si stanno svolgendo le prime prove di evacuazione in alcuni ospedali della zona. In tutte le strutture sanitarie della zona si sta valutando lo spostamento di pazienti in altre strutture nel caso i cui l'intera zona debba essere evacuata. Alcuni comuni stanno stilando un elenco dei pazienti fragili. In tutta la zona flegrea, dunque, le amministrazioni locali stanno già portando avanti le iniziative contemplate dal decreto. In copertina foto di Valerio Giannattasio su Unsplash Read the full article
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lopsicodrammadellessere · 7 years ago
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Voglio essere estremamente onesta con me stessa. Di solito non lo sono mai. O meglio, con gli altri spesso lo sono, lo sono eccessivamente, sono brutale, quella brutalità che ha come base la scossa di fondo; mentre con me stessa sono brutale e basta, senza fondamento alcuno di cambiamento. Sono sei mesi che mi sono abilitata ad una professione che non sento propriamente mia e due mesi e mezzo che mi sono iscritta ad un ordine professionale: non merito l’appellativo di psicologa, andiamo. Non lo merito non per mancanza di studi, anzi, credo di aver sgobbato pure troppo. Oddio, effettivamente non ho nemmeno studiato da psicologa in sé per sé: che cosa complicata! Non lo merito, perché devo crescere professionalmente e perché, ora che sono in crisi, non sono stata in grado di adottare i suggerimenti che ho sempre dato qui sopra. Per carità, sono successe un po’ tutte le cose insieme: prima l’incidente di mio padre, poi il suo licenziamento, poi io che ho cercato di trovare qualsiasi lavoro di ripiego, senza ottenere nulla, il nulla assoluto! E a quasi 27 anni la cosa mi pesa. Perché sì, avrei tanto voluto assistere al concerto per i 50 anni di carriera di Baglioni, ma non avevo (e non avrei tuttora) i soldi per il biglietto. Mi sono demoralizzata. Mi sono detta “Cristo, a quasi 27 anni non posso manco andare ad un concerto, cosa cazzo ho buttato a fare la mia giovinezza sui libri?”, perché sì, ho passato una vita a studiare. Però è il termine “buttare” che è errato: non ho buttato nulla, ho amato ciò che ho fatto. Devo smetterla di rinnegarmi. Smetterla di presentarmi nei posti come “la ragazza che...” e non “Salve, sono la psicologa che vi aveva contattato”. Devo smetterla di cercare di fare ripieghi su ripieghi in associazioni varie: io so cosa voglio fare da grande, non posso nascondermi dietro un pianto disperato, non a questo punto. Sì, avevo creduto in quel grandissimo stronzo di un professore, immaginavo di fare il dottorato con lui, di avere gli occhi a cuoricino mentre gli prenotavo il biglietto aereo di una conferenza in America, con la speranza di andare con lui... ...professore che alla fine manco psicologo era, pur vantando tale titolo nel curriculum. La mia è stata una vera è proprio infatuazione d’ammirazione, avrei tanto voluto essere come lui, ho scelto la magistrale in Neuroscienze Cognitive per incontrarlo, per fare la tesi con lui, per essere sostanzialmente presa per il culo e trovarmi, a quasi 27 anni, a non sapere dove sbattere la testa. Ebbene, se non hai un angelo custode è difficile entrare in un ciclo di dottorato, è vero, ma non esiste solo Roma: fra dieci anni io mi vedo a fare ricerca sui sistemi neurali, a reclutare pazienti per attaccarci uno svario di elettrodi sul capoccione, a sentirmi dire dalla mia amica quanto io sia maledettamente stramba, mentre la sottopongo all’ennesimo test al quale non potrà proprio tirarsi indietro. Voglio scrivere articoli di ricerca, voglio partecipare alle conferenze e dare del cialtrone a qualche professionista che proprio non condivide il mio modo di vedere! Vorrei anche insegnare, magari come assistente sfruttata, perché no, mi andrebbe pure bene, però vorrei avere una classe di giovani ai quali poter dire: non mollate mai. Una ragazza, un paio di ore fa, mi ha scritto “se riuscirò a sopravvivere fino alla tesi qualcosa mi dice che non potrò fare a meno di nominarti tra i ringraziamenti” e non è il primo di questi messaggi che ho ricevuto in questo blog. Insomma, se ce l’ho fatta a far trasparire una certa anima, in un mondo in cui non ho un tono né una faccia, perché non posso farlo fuori! Questo è solo un momento che non è destinato a durare tutta la vita. Ed io non intendo deludere me stessa. Giorgia mi ha scritto “Sii un Panzer. Come il carroarmato che hai costruito alla mostra della Lego. Sii quello” e sull’autobus oggi mi sono commossa. Sarò un Panzer. Devo smetterla di piangermi addosso prima ancora di averci provato. E non intendo rileggere quello che ho scritto, quindi perdonerete tutti gli errori annessi, ma la mia coscienza aveva bisogno di sentirsi libera: io non sono ancora morta, non ho più paura del futuro. Io sono un Panzer.
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pangeanews · 6 years ago
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Si salva chi vince la Sfinge. Dialogo con Fabrizio Gifuni, l’uomo che è stato Freud
Alla caccia seguì la grazia, la gratuità. Ho cominciato a tallonare Fabrizio Gifuni a marzo. No, non m’importava tanto l’attore ‘da grande schermo’, come si dice (Gifuni, chi non lo sa?, è il viso di film importanti come L’amore probabilmente, Il partigiano Johnny, La meglio gioventù, Il capitale umano, Fai bei sogni), o il talento per la fiction (sulla Rai lo abbiamo visto di recente interpretare Pippo Fava in Prima che la notte, diretto da Daniele Vicari). Di Gifuni m’interessava, intanto, il lettore. Intransigente. Quello che ha valicato l’opera di Carlo Emilio Gadda, di Pasolini, di Albert Camus, di Julio Cortázar, di Cesare Pavese, di Giovanni Testori e, ultimamente (al Franco Parenti, il 10 giugno scorso), di Giorgio Caproni, e che per questo ‘Tor Vergata’ ha onorato, a maggio, con la Laurea honoris causa in Letteratura italiana. Così, mi metto nelle sue tracce. Soprattutto perché Gifuni è il protagonista di uno degli spettacoli teatrali più importanti della stagione. Freud o l’interpretazione dei sogni. Scrive Stefano Massini, dirige Federico Tiezzi, in scena, al Piccolo, a fare il dottor Sigmund, Fabrizio Gifuni. “Sette settimane di repliche tutte esaurite”, specifica Gifuni, per quasi 40mila spettatori. Un evento. Così, appunto, da giornalista flâneur, che fiuta cultura ad ogni latitudine e spacca le pietre cavandone versi, fermo Gifuni. Ma lui non si fa fermare. Prima è malato, poi è al Salone del Libro – legge Aldo Moro – poi mette il muso in Caproni. Come il giaguaro sull’albero, attendo senza sonnecchiare. Posticipiamo a maggio, poi a giugno. Poi penso, beh, ha di meglio da fare, ovvio. E dopo l’attesa, la grazia, gratuita. Gifuni arriva. “Mi scuso ancora per l’attesa. Finalmente con un minimo di mente sgombra”. Lo davo per perduto – mi ha sorpreso. Questo per dire il tiro dell’uomo. La generosità è un dono così caro, docile, raro, ora, quando, giornalisticamente, hai a che fare con troppa gente troppo occupata da se stessa per capire il diamante delle relazioni, il nitore di chi ha davanti. La prossima stagione Gifuni tornerà al Piccolo, a Milano, dal 22 al 25 novembre, con Concerto per Amleto; ora, a sgranchire la mente dalla fatica teatrale, mi scrive, “curo, con Natalia Di Iorio, la stagione teatrale del teatro Garibaldi di Lucera, una bellissima cittadina pugliese – dimora per anni di Federico II – da cui provengono una parte importante delle mie radici. In questi giorni sto lavorando alla programmazione della prossima stagione”. L’uomo che è stato Freud per sette settimane. Mi sembra un buon titolo per un racconto. (d.b.)
“L’interpretazione dei sogni” è “una Bibbia della nostra contemporaneità”. Lo scrive Stefano Massini. Lei è attore da letture forti, fortissime. La pensa allo stesso modo?
Non scomoderei la Bibbia, nonostante Freud la conoscesse a menadito. L’interpretazione dei sogni è senz’altro un libro cardine del ’900. Lo è stato sicuramente per Freud che iniziò a scriverlo per esorcizzare la morte di suo padre, attraverso un lavoro di autoanalisi dei propri sogni e successivamente di quelli dei suoi pazienti. Col tempo Die traumdeutung diventerà un formidabile ordigno per la cultura europea. Un testo costruito con grande abilità che servirà a Freud per scaraventare la teoria psicanalitica sulla scena mondiale, ma destinato anche ad avere un fortissimo influsso su tutta l’arte e gli studi antropologici del ’900: scrittori, drammaturghi, pittori, musicisti ne verranno definitivamente attratti modificando in molti casi il loro approccio al gesto espressivo. L’intuizione di Freud per molti si rivelerà decisiva. Aver squarciato il velo mettendo al centro del dibattito sull’uomo la terra emersa dell’inconscio, con tutte le implicazioni, successivamente sviluppate, sull’ambiguità del linguaggio, contribuirà in maniera definitiva a fare di questo scienziato uno dei pensatori più interessanti del secolo scorso. Per questo credo che aver pensato di scrivere un testo teatrale su L’interpretazione dei sogni di Freud e portarlo in scena sia stata una grande intuizione.
Fabrizio Gifuni è stato Sigmund Freud in “Freud o l’interpretazione dei sogni”, l’evento teatrale della scorsa stagione (photo Masiar Pasquali)
Come è entrato in Freud? O meglio: come è entrato Freud in lei? Si è imbevuto di ‘fonti’ particolari, quali? Cosa ha scoperto, interpretandolo, di Freud che le era oscuro?
Sono partito da una suggestione reale: l’inaspettata e potente fragilità da cui Freud era dominato negli anni in cui lavorava al libro. In una lettera al suo collega Fleiss – uno spregiudicato e geniale otorinolaringoiatra che conduceva spericolati esperimenti sulle cavità nasali – Freud si paragona a Giacobbe, figlio di Isacco, azzoppato per sempre dall’angelo dopo un’estenuante lotta durata fino all’aurora. E conclude la sua lettera scrivendo: “Bene, ora ho 44 anni e sono un vecchio israelita piuttosto meschino”. Un’immagine molto lontana da quella dello scienziato sicuro di sé e delle sue scoperte che avanza lancia in resta verso un radioso avvenire di fama e celebrità. Ci rivela piuttosto un uomo ferito pienamente consapevole della sua fallibilità e anche della sua hybris prometeica: rubare il fuoco agli dei – in questo caso il segreto dei sogni – non è cosa da semidei figurarsi da uomini. Per quel che riguarda le fonti ho cercato come faccio sempre di documentarmi il più possibile sui testi cercando, data l’enorme mole, di non lasciarmi troppo schiacciare dal peso. Una biografia di Freud di Elisabeth Roudinesco mi è stata molto utile e naturalmente molti testi freudiani. Ho seguito una mia traccia personale; poi ho cercato di abbandonarmi, mettendo a disposizione il mio corpo e le mie fragilità. Il Gioco è stata un’altra delle chiavi d’accesso allo spettacolo. Una delle chiavi del mio lavoro, la ricerca dell’abbandono attraverso il gioco che coincide in parte con la ricerca di un’infanzia perduta, in questo caso coincideva anche con l’essenza del mito inseguito da Freud: solo chi risolve un indovinello può salvare la città. Solo chi sa giocare meglio degli altri resta in vita, altrimenti la sfinge lo inghiotte. Cosa ho scoperto? Molte cose dell’uomo Freud, qualcosa del suo rapporto con i pazienti. La lotta di una mente laica a cospetto del Mistero. Il confronto aspro con la rimozione, l’accettazione dei propri limiti e del proprio fallimento. “Fallire sempre, fallire meglio” diceva Beckett. E con lui Giacometti mentre tentava invano di scolpire una testa.
Parlo, sempre, al lettore ‘forte’. Esiste l’anima o siamo succubi dell’inconscio? Siamo, noi umani, solo una malattia ambulante trafitta da rimorsi e da desideri smangiati? Cosa la conquista di Freud, cosa non la convince?
Personalmente non vedo un’opposizione. Credo che esista un’anima che ci preceda ma credo allo stesso tempo che esista un luogo istituito dalla rimozione che possiamo, dopo Freud, chiamare inconscio. Siamo sufficientemente adulti per poter ammettere, volendo, l’esistenza di entrambe. Mi conquista di Freud il suo continuo tornare, nel corso della sua vita, sulle apparenti certezze raggiunte, senza temere di smentirsi, modificando le sue teorie, rimettendole in discussione. Cercare di trasformare la ‘malattia’ e le ferite in energia luminosa. Mi colpisce che molte delle sue prime pazienti isteriche diventarono importanti psicanaliste. Mi convince meno, ma è un discorso che non riguarda solo Freud, una certa ortodossia di pensiero a cui fatalmente certe intuizioni sembrano sempre destinate come forma di difesa. Penso che chi attraversa certi territori, qualsiasi sia il suo credo, sia sempre al confine di una riflessione mistica e quindi destinato a restare in bilico accettando lo strapiombo. Del resto sappiamo oggi attraverso le sue lettere che Madre Teresa continuò a dubitare in silenzio dell’esistenza di Dio fino all’ultimo istante della sua vita esattamente come Freud si allenava a dubitare fino all’ultimo delle sue teorie.
Pasolini, Gadda, Camus, Cortázar, Pavese… cito alcuni autori che ha attraversato e portato sulla scena. In quale autore vorrebbe lavorare, ora? Che tipo di linguaggio preferisce?
Continuerò senz’altro a lavorare su quegli autori che hanno saputo mettere in campo una lingua forte, necessariamente eversiva, incendiaria, rispetto al proprio tempo. I grandi sperimentatori che hanno allargato le maglie della propria lingua, esondando la letteratura, sfidando spesso le convenzioni, senza temere l’isolamento. È un viaggio teatrale entusiasmante, impagabile, che ho iniziato quindici anni fa con il mio primo spettacolo – ‘Na specie de cadavere lunghissimo – che ha dato vita fra l’altro a un lungo sodalizio con un grande uomo di teatro, di cinema e di poesia che è stato Giuseppe Bertolucci. Dopo quello spettacolo ho sentito che mettermi addosso le parole di grandi autori, inventando per la scena nuove drammaturgie teatrali da condividere col pubblico, era un viaggio di conoscenza che scatenava la fantasia, metteva alla prova il mio corpo, sfinendolo fino a liberarlo. Qualcosa che mi emozionava, mi divertiva e mi corrispondeva. Cosa volere di più?
Il teatro ha ancora un ruolo ‘politico’? A chi parla, oggi, il teatro?
Il teatro ha un ruolo politico per statuto, sempre, se e quando riesce a instaurare un rapporto reale, fisico, con la polis. Credo che l’incontro dei corpi in un tempo sospeso come quello teatrale continui e continuerà ad avere una sua meravigliosa e segreta urgenza pronta a deflagrare in uno spazio, e credo anche che l’esperienza del teatro diventi sempre più forte, gioiosa e liberatoria in tempi come questi in cui vorrebbero farci credere che i corpi non esistono più. Quando in un teatro succede realmente qualcosa, il gioco torna a fare lo sgambetto all’odiosa e cupa attualità, ci aiuta non poco a sopportare le storture della storia e di noi stessi, ci avvicina alla parola poetica. Senza alcuna retorica ci rende migliori. Il teatro è politico quando difende la bellezza sfidando il tragico in tutte le sue forme. Decidere di inaugurare il Salone del libro di Torino leggendo per un’ora e quaranta le parole del Memoriale e delle lettere di Aldo Moro dalla prigionia, sfidando uno dei più pericolosi imperativi del nostro tempo – semplificare semplificare semplificare – a favore della complessità del ragionamento, è un gesto deliberatamente politico. Scegliere ogni volta i testi e le parole da cui farmi investire, leggere Caproni in teatro, come ho fatto poche settimane fa, far suonare i suoi versi lievi e profondissimi, è il mio modo di fare politica.
  L'articolo Si salva chi vince la Sfinge. Dialogo con Fabrizio Gifuni, l’uomo che è stato Freud proviene da Pangea.
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